Il sopraggiungere del XIV secolo vide un utilizzo sempre maggiore in ogni tipo di produzione letteraria di minuziose descrizioni relativamente ad elementi paesaggistici o semplicemente decorativi presenti all’interno di ogni scena, quasi che i romanzieri volessero imprimere nella mente del lettore nella maniera più precisa possibile concetti metatestauali che si espimevano nella descrizione dettagliata di elementi caratteristici.

Esempio di tale interesse per il resoconto estremo potrebbe riscontrarsi nelle elaborate e dettagliate descrizioni presenti nel celebre romanzo Le Père Goriot di Honorè de Balzac.

Attraverso tali approfondite esposizioni, l’autore aveva intenzione di rappresentare su carta il disagio vitale dei propri personaggi, enunciandone il degrado in cui erano costretti a sopravvivere, sia per scelta sia per destino.

L’Ottocento è forse uno dei periodi più fertili relativamente ai movimenti letterari che si affacciano alla scena e presenta un mutamento d’intenti sostanziale rispetto ai filoni narrativi precedenti il quale si sostanzia nelle tipologie di romanzi proposti, che hanno al cuore delle vicende narrate la rappresentazione della realtà e la sua non diluizione, comunicando quindi al lettore un intenso pragmatismo, molto lontano dai viaggi coraggiosi e sognatori del romanzo cavalleresco o dagli aspetti più sognatori e sociali di alcuni romanzi settecenteschi.

I vari filoni letterari che prosperano in tale periodo storico (Realismo, Naturalismo, Verismo), hanno tutti in comune il proposito di rappresentare la realtà quanto più inerente a sé stessa sia possibile, calandosi totalmente nell’ambiente di appartenenza dei personaggi, permettendo agli stessi di assumere una voce e una corposità inedita nonché una capacità comunicativa decisamente viscerale, tramutandoli in perfetti veicoli di immedesimazione per il lettore il quale viene trasportato in contesti sociali e culturali descritti fin nel dettaglio più insignificante e perciò maggiormente credibili.

Se la letteratura ottocentesca mirava a diffondere storie di degrado e marginalità, declinando l’essere umano alla misericordia delle sue sventure ritenute inescapabili e terribili, con l’avvento del Novecento si assiste gradualmente all’implementazione di filoni narrativi e stilistici che riportano l’attenzione sull’individualità dei soggetti, esplorandone per la prima volta la psiche.

In particolare, si abbandona la descrizione dettagliata degli ambineti circostanti il protagonista per concentrarsi su quanto di più intimo emerge dalle sue mille sfaccettature emotive, delineandone un ritratto non solo linguistico ma anche gestuale ed istintivo, specificamente al fine di approfondire i tormenti del cosidetto antieroe protagonista, reale archetipo del romanzo moderno.
(continua)