Fin dall’alba dei tempi l’essere umano in quanto animale sociale, ha tentato di comunicare con il suo prossimo, relazionandosi in ogni aspetto della vita, dal materiale al maggiormente spirituale.
Le prime forme comunicative sono rintracciabili nelle celebri incisioni rupestri o graffiti preistorici ritrovati in varie località nel mondo e tendono a rappresentare il bisogno intrinseco di comunicazione, un bisogno primordiale paragonabile alle esigenze di nutrizione e riparo che le fin dalla preistoria sono state considerate essenziali.

Con il ruscellare dei secoli, la parola scritta e la tradizione orale legata alla stessa alla quale ci si affidava per tramandare storie e narrazioni di generazione in generazione, lasciarono il posto al linguaggio scritto, decisamente più incisivo e duraturo nonché dotato di un alone di posteriorità che la parola scritta sembrava mancare.

Il passaggio dalla letteratura orale a quella scritta, ha permesso ad immortali e ricchi capolavori quali L’Iliade e L’Odissea di resistere il ricambio dei secoli, intrisi di tutti gli elementi epici e gloriosi che al giorno d’oggi vengono ripresi nella letteratura d’evasione e fantasy-medievale di cui la saga de Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco di George.R.R. Martin, sembra esserne divenuta oramai sia progenitore che progenie.

Aumentando la capacità cognitiva e culturale delle popolazioni, progrediva di pari passo il bisogno di condividere pensieri e idee con altri individui, a scopo sociale, politico o religioso e quindi allineando la necessità comunicativa ad altre necessità di stampo ideologico che soverchiarono progressivamente l’istinto di puro dialogo che sottendeva ai primi tentativi di diffusione del pensiero.

La comunicazione, e la letteratura di conseguenza, divennero un potente strumento dalla doppia funzione liberatoria e oppressiva se brandita da mani sbagliate, tanto che nel corso del Medioevo, molti testi non venivano visti favorevolmente dacchè il loro contenuto comunicativo e infiammatorio poteva rappresentare un pericolo per l’inebetente indottrinamento tipico del periodo storico, rimanendo ad appannaggio di pochi eletti, tendenza questa che fu conclamata con l’emanazione del tristemente noto Indice dei Libri Proibiti nella seconda metà del Cinquecento, secoli dopo la conclusione della cosidetta “epoca buia”.

Nel corso del XII secolo, la letteratuta scritta ottiene uno status inerentemente emotivo rafforzando la propria potenza comunicativa grazie alla prorompente divulgazione delle poesie (genere letterario sentimentale per eccellenza) che inneggiavano al cosiddetto amor cortese nonché tramite la diffusione della letteratura cavalleresca che inneggiava a concetti nobili quali amore, lealtà e purezza d’animo e d’intenzione.

Il progredire del tempo polarizzò la necessità di utilizzare lo strumento letterario alla maniera di vascello, al fine di permettere il progredire della ragione quale forza propulsiva per ogni tipo di scoperta scientifica e sfida intellettuale; la letteratura scritta ottenne una posizione primaria come sorgente di elevazione dello stato spirituale e mentale dell’individuo, testandone i limiti del connaturato potere divulgatorio ed informativo.
(continua)